Situata nel bel mezzo della campagna toscana e raggiungibile dapprima solo grazie ad un tortuoso sentiero immerso nella natura, poi anche per mezzo di una strada asfaltata, la scuola di Barbiana regala spettacolo a coloro che vi si recano.
Ma questo luogo isolato non è solo una meraviglia per gli occhi, infatti, la scuola possiede un‟incredibile storia con protagonista un uomo che ha lasciato tutto per dedicarsi agli ultimi: Don Lorenzo Milani. La storia di Don Lorenzo e dei suoi allievi è tenuta in vita dai membri della Fondazione “Don Lorenzo Milani” che si dedica ad accogliere i visitatori e a guidarli in quel “vuoto pieno” che è la scuola.
Don Milani era un giovane sacerdote, pieno di entusiasmo e di cultura, pieno di quella coerenza che i suoi “colleghi” non avevano, con le sue rigide prese di posizione, la sua capacità di ragionare, per le quali si tirava addosso grandi consensi o grandi dissensi. Il suo anticonformismo fu la causa del trasferimento a Barbiana, un luogo che si trova nel cuore del Mugello, dove ci sono solo la chiesa e la canonica; le poche case presenti si trovano sparse nel bosco e nei campi circostanti, isolate tra di loro. La scuola è stata paragonata ad un “ polmone che si estende quando vede entrare ragazzi”.
Don Milani sapeva interagire con gli alunni ed aveva un carattere diverso dagli insegnanti tradizionali: ecco anche il motivo per cui egli criticò questi ultimi con una frase significativa che tutti conoscono o almeno dovrebbero conoscere …“non c’è nulla di più ingiusto che fare le parti uguali tra disuguali”. L’innovazione di Barbiana si fonda su un principio sintetizzato nel motto in inglese “I CARE”, “ mi sta a cuore”…
Noi studenti delle classi 2B e 3A del Liceo delle Scienze Umane, in questo mese di maggio, siamo partiti alla volta di Barbiana, con le nostre insegnanti di Scienze umane. Dopo qualche ora di pullman, siamo arrivati nelle vicinanze della nostra meta e ci siamo incamminati lungo un percorso trekking di circa 4 km nella natura, di cui un tratto dedicato alla Costituzione Italiana e ai suoi articoli fondamentali; abbiamo reso omaggio alla tomba di Lorenzo Milani e, al nostro arrivo, ci ha accolti il signor Riccardo, la guida, che, dopo aver aperto le porte della vecchia casa, ci ha messi a sedere curandosi che tutti avessimo il nostro posto; poco dopo ha avviato quella che sarebbe stata una lunga e particolare orazione.
Sulla scia di quanto ha appreso da Don Milani, che ha conosciuto di persona, Riccardo, fedele al motto “ I Care”, ci ha esortati a svegliarci, ad arrabbiarci, ad impedire agli adulti di affermare che non esistiamo; senza mezzi termini ha reso ridicoli gli stessi adulti che ci governano, e contemporaneamente ci ha rimproverati per la nostra pigrizia e per la nostra inerzia. L’inesorabile sentenza sputata da quel custode non è stata altro che un tentativo di richiamare alla realtà una gioventù che si muove solo dalla poltrona al materasso, indolente e non curante di ciò che le avviene attorno.
Ad oggi la scuola è obbligatoria, ma, un tempo, ci ha spiegato Riccardo, andare a scuola era un privilegio riservato a poche persone, e ancora adesso in parecchie parti del mondo sono pochi i bambini che possono studiare. L’uomo ci ha sollecitati ad allontanarci dal mondo virtuale in cui viviamo, a non permettere ai grandi di manipolarci, di prenderci in giro, dichiarando forse implicitamente che non siano neanche nella posizione di poterlo fare. Dimostrando un evidente biasimo nei confronti del mondo contemporaneo, ha espresso senza peli sulla lingua quanto chi ci governa non sia in grado di spronare una gioventù ad istruirsi e anzi ci dia un esempio talmente sbagliato da inebetirci di fronte ad un tale onore, da demotivarci a sapere cosa è accaduto prima che nascessimo, a comprendere cosa accade attorno a noi e ad essere consapevoli di ciò che potrebbe accadere a fronte di certi comportamenti.
Noi ragazzi delle Scienze Umane abbiamo avuto la fortuna di conoscere ambedue i Don Milani ( Don Milani e il signor Riccardo, “discepolo” di Don Milani, per così dire) accomunati dall’amore per la gioventù; entrambi, infatti, hanno avuto/hanno a cuore le nuove generazioni, ognuno quelle della sua epoca e tutti e due si sono battuti/si battono per i loro diritti, l’uno per quello di istruirsi, quando l’istruzione era privilegio di pochi, l’altro, per quello di esistere.
Camminando nel bosco, lungo quella strada che percorrevano gli allievi di Don Milani tutti i giorni per andare a scuola, abbiamo rivissuto le sensazioni che provavano quei ragazzi, quella felicità del poter imparare, del poter essere parte di qualcosa, quella voglia di non arrendersi davanti ad una società che ci vuole furbi e ignoranti, una società che ci strappa i nostri sogni dalle mani e li brucia, proprio come si fa con un pezzo di carta, quell’emozione di rendersi conto che siamo noi gli artefici del nostro futuro.
CLASSE II B LICEO DELLE SCIENZE UMANE