Ore five o’ clock p.m., “A las cinco de la tarde”.

Non è quel pomeriggio del ‘35 cantato da García Lorca nel suo “Llanto por Ignacio Sánchez Mejías” e neanche un tea time meeting, ma è il 13 Maggio 2022 e c’è un intreccio di culture, quella inglese e quella spagnola, che sta per nascere.

 Grazie ad un protocollo di Rete e all’ attivazione di un progetto Erasmus Plus, progetto implementato dal dirigente scolastico, profssa Cristiana Casaburo, un autobus destinazione Fiumicino, con a bordo 10 studenti e due docenti accompagnatrici carichi di curiosità ed entusiasmo per questa esperienza, arriva come puro ossigeno d’Europa, dopo due anni di valigie relegate nel fondo degli armadi.

Si vola a Málaga (Spagna), città che diede i natali a quell’artista di cui si racconta avesse pronunciato “Piz!” (lápiz = matita), ancor prima di “mamma”. In due parole: Pablo Picasso. Era il padre del Cubismo.

Fil rouge che unisce tutto e tutti è la sostenibilità. Un viaggio tra stili di vita sostenibili e buone pratiche della Costa del Sol, in cui i nostri studenti sono stati accompagnati alla scoperta di realtà che hanno saputo valorizzare spazi e servizi, proprio attraverso le buone pratiche e l’inclusione sociale.

Al nostro arrivo in aeroporto ci aspetta Natasha, con un cartello in mano con su scritto: “Orvieto-Malaca Instituto”. “Siamo noi prof!” gridano entusiasti i ragazzi al sentirsi quasi come le star sul red carpet di Cannes. Ci dirigiamo verso il loro Campus Hispánico, quello che per i prossimi 10 giorni chiameremo “casa”. Stanze assegnate e si va a dormire, più che per la stanchezza, per il desiderio che sia presto domani.

Le lezioni del progetto cominceranno lunedì. É sabato e abbiamo dunque due giorni per ambientarci e fare amicizia con lo spirito malagueño. Ci infiliamo di tutto in quei due giorni: sole, mare, lo stile gotico-rinascimentale de “La Manquita”, ovvero la Catedral de Nuestra Señora de la Encarnación, la cittadella fortificata dell’Alcazaba, il castello-fortezza Gibralfaro una lezione-laboratorio in cucina, dove gli chef saranno i nostri studenti che, guidati dai preziosi consigli dello chef Joan, prepareranno la famosa paella mixta. È una Babilonia di Inglese, Spagnolo, Italiano, Spanglish e Itañol… perché quando le parole non ti vengono, mischi un po’ tutto, basta farsi capire!

What is sustainability?”. Rompe il ghiaccio con questa domanda il Prof. Rafa alla prima lezione, in una delle aule del Malaca Instituto. Vogliamo capire quanta consapevolezza abbiano i ragazzi in merito a questa parola che, da quando è iniziata la battaglia della loro coetanea Greta Thunberg, sembra aver tolto il velo che la teneva nascosta, diciamo ignorata, dai più.

Rafa “li interroga” sul loro vissuto quotidiano, per capire quanto bisogno c’è di fargli comprendere se la strada che stanno percorrendo, per contribuire alla salvaguardia del loro futuro, sia giusta o sbagliata ed, eventualmente, cambiar rotta.

Dialogo, video-testimonianze di persone da diverse parti del mondo, progetti realizzati e da concretizzare, storie di smart cities. I nostri studenti sbarrano più volte gli occhi, di fronte a certe immagini che forse fino a ieri credevano essere soltanto film. Immersi in un fiume di stimoli, imparano a conoscere i 3 pilastri della sostenibilità. Protezione dell’ambiente, sviluppo economico e sviluppo sociale diventano così le parole-chiave che li accompagneranno per tutto il progetto.

Reduce, Reuse, Recycle”. Continuano a lavorare i nostri studenti, imparando come attraverso la regola delle 3 R è possibile ridurre il quantitativo di rifiuti che ognuno di noi, guidato da quella cultura “dell’usa e getta” che il consumismo ci ha insegnato, è in grado di produrre ogni giorno.

“Quanti anni hai? Quanti smartphone hai posseduto fino ad oggi? Dove tieni quelli che non usi più? Quante ore al giorno sei collegato ad internet? Per fare cosa?” Le risposte degli studenti a queste domande trasudano un po’ di imbarazzo misto ad ingenuità, per non aver mai riflettuto davvero su quanto gesti semplici e quotidiani siano in realtà scelte così dannose per loro stessi, per gli altri e per quelli che verranno. Colpiti e affondati, ma forse, da quel momento in poi, più consapevoli.

In quei 5 giorni di laboratori, i nostri ragazzi, e non soltanto loro, hanno imparato davvero molto. Prima di tutto, quanto il nostro credere di aver sempre bisogno di qualcosa in più, sia in realtà una bugia. Realizzando una lista delle cose imprescindibili alla loro sopravvivenza quotidiana, si sono ritrovati ad eliminare oggetti di cui -non avendo essi un fine particolare- potrebbero tranquillamente fare a meno.

Sottoponendosi ad un test relativo all’energia consumata annualmente per riscaldamento e raffreddamento delle loro case, hanno scoperto di essere ben oltre la soglia massima. In quel momento, sono venute un po’ meno le parole di Vasco, quando canta “guardala in faccia la realtà… è meno dura”.

Abiti griffati, trend del momento, milioni e milioni spesi per sfilate e show della moda, ma qual è il costo reale di tutto questo? E quanti sono quelli che ci guadagnano davvero?

Pochi, davvero pochi, è la risposta che gli studenti sono riusciti a dare dopo aver visionato e discusso un documentario dedicato al tema. Certo, questo non ha impedito loro di fare shopping nelle viuzze del centro della città, così gremite di gente, colori, profumi e vita. Quella alegría che la Costa del Sol regala e che quando la respiri, cerchi di portar via con te dentro una bustina di carta colorata, per quando tornerà la pioggia in autunno.

Durante la penultima lezione, il Prof. Rafa ci ha raccontato una storia di sviluppo sociale lunga, difficile, ancora in divenire: quella dell’integrazione dei gitanos con il resto del popolo spagnolo. Abbiamo ascoltato diverse video testimonianze di ragazzi che finalmente, dopo tanti anni di reticenze, hanno potuto iniziare ad inserirsi nel sistema scolastico e in quello sociale, avendo finalmente l’opportunità di poter dare una linea più concreta ai loro sogni per il futuro. Tanto è stato fatto, tanto ancora c’è da fare, ma la lezione imparata è quanto gli scontri generati dal desiderio di far prevalere una cultura su di un’altra siano in realtà un’occasione persa per arricchirsi reciprocamente.

Ogni lezione che si rispetti deve però avere la propria parte pratica ed è così che quel giorno, abbiamo “continuato a studiare”, seduti in quelle colorate seggioline, così andaluse, del Tablao Los Amayas di fronte ad uno spettacolo di Flamenco tenuto da ballerini, cantanti e musicisti gitani. Come puoi descrivere l’emozione provata seduto davanti ad un’arte Patrimonio immateriale dell’Unesco?

Purtroppo, come tutte le cose belle, anche il nostro Erasmus+ è arrivato al termine, ma non potevamo andarcene senza prima affacciarci da quello che il re spagnolo Alfonso XII ha battezzato El balcón de Europa. Purtroppo, la foschia del cielo di quel giorno ci ha impedito di vedere l’Africa, ma non di sederci ad un bar de tapas, immaginando un futuro migliore di pace e speranza.

L’emergenza diventa ogni giorno più grande e questo è risuonato più volte e a chiare note nelle lezioni a cui i nostri studenti hanno assistito, ma con un unico obiettivo: agire!

É così che, guardando oltre la paura che questo terribile presagio sul futuro di noi tutti

-nessuno escluso- porta con sé, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo “piantato” il nostro piccolo contributo.

Da quel giorno, 3 alberelli stanno allungando le loro radici sotto il terreno del giardino del Malaca Instituto, davanti a loro si erge un cartello di legno con scritto: “Piantato dai ragazzi dell’IISACP di Orvieto”

Una bella firma a caratteri di orgoglio e di fiducia per scrivere un futuro migliore.