La Chimera di Alice Rohrwacher, al cinema Corso di Orvieto il 10 gennaio per gli studenti del Liceo Classico e del Liceo delle Scienze Umane “F. Gualterio” e del Liceo Artistico “L.O Valentini” , un’occasione per vedere un film d’autore che suscita molte riflessioni e per incontrare una persona speciale come Alice Rohrwacher, emozionata, bravissima, ex alunna del liceo classico, che in una vera e propria lezione ha dialogato con gli studenti rispondendo alle loro domande dopo la proiezione del film.
Molti i significati della Chimera, spesso colti in un’immagine, in un motivo musicale (notevole la colonna sonora) in una frase, nell’inconfondibile stile definito “realismo magico”, che ha reso Alice famosa e apprezzata nel mondo per i suoi quattro film “Corpo Celeste” , “Le meraviglie”, “Lazzaro felice” , “La Chimera” e per i numerosi corti e documentari .
La Chimera, dedicato agli archeologi “custodi di ogni fine”, si impone innanzitutto come riflessione sul valore del passato, sulla eredità che ogni tempo lascia dietro di sé, sulla profanazione del territorio non solo da parte dei tombaroli ma anche dei costruttori di mostri di cemento in riva al mare. Colpisce il destino tragico del protagonista, un eroe romantico che non sa dimenticare un amore perduto, come l’Orfeo del mito, che Alice ha ricordato, sottolineando come le cose apprese al liceo sedimentino nell’anima e fioriscano con il tempo.
Perché questo titolo? Cosa significa girare un film in pellicola? Quale scena è stata più difficile o le è piaciuta di più? “Quella del ritrovamento del santuario, non è stato facile immaginare e costruire una statua etrusca …” Alice sottolinea come ogni cosa nel film è fatta senza l’ausilio della tecnologia con modalità che lasciano spazi per l’errore e per l’immaginazione e risponde agli alunni, chiarendo come sono state girate alcune scene, in particolare l’ultima, indimenticabile. Si sofferma sul concetto della lentezza e dei lunghi viaggi in cerca di ogni singolo particolare, necessari per produrre i suoi film. Chimera è il simbolo di qualcosa di complesso, come i diversi linguaggi utilizzati o di sfuggente, irraggiungibile, come i desideri che i vari personaggi inseguono.
L’incontro con gli studenti del quarto e ultimo anno è stato pensato anche come orientamento, perché è importante che nel cercare la propria via i giovani non dimentichino il valore della cultura e della creatività e perché come rassicura Alice il senso dello studio, in particolare dell’antico si comprende con il tempo, così come, dice scherzando, il significato della Chimera. Sulle note degli “Uccelli” di Battiato nel finale ognuno può immaginare la sua risposta, quella positiva che fa sopravvivere il presente tramite il passato o quella senza speranza, che però non oscura completamente la luce per Orfeo.