Il progetto PCTO “Laboratori di Vita 2024-2025” ha dato la possibilità a noi studenti delle Classi Quinte del Liceo dello Scienze Umane di Orvieto di partecipare a degli incontri di approfondimento inerenti la Psicologia e la Pedagogia, discipline fondamentali del curricolo del corso di Scienze Umane, presso la Comunità di psicoterapia e lavoro Lahuen, sita in Colonnetta di Prodo, specializzata nel superamento del disagio psichiatrico e della dipendenza. La struttura ospita ragazzi con doppia diagnosi, offrendo loro un percorso residenziale, cure psicoterapeutiche ed attività volte al reinserimento in un ambiente sano e protetto, propedeutico al loro approccio futuro alla vita quotidiana.
Il primo incontro ha avuto sede presso la nostra Scuola: la comunità ha dato la possibilità a nove ragazzi di recarsi presso il nostro Istituto e di partecipare ad un incontro di gruppo di circa due ore, strutturato sulla base delle terapie che si svolgono solitamente in comunità. Il clima di tensione ed imbarazzo si è sciolto nel giro di poco tempo: il loro impegno e coraggio nel portare le loro storie e i loro vissuti e la nostra capacità di ascoltare ed assorbire in silenzio le testimonianze del loro dolore hanno portato ad uno scambio genuino di riflessioni e punti di vista che hanno permesso di sintonizzarsi sullo stesso livello di introspezione. L’intimità che si è creata ha inoltre spronato noi studenti a parlare di aneddoti ed esperienze che fino ad allora non avevamo mai condiviso, permettendoci di dimostrare le nostre vulnerabilità a persone che sono state in grado di accogliere le nostre paure e i nostri timori.
Il secondo incontro ci ha invece permesso di entrare in contatto con i loro ambienti e la loro quotidianità, dando vita ad un’altra terapia di gruppo che si è tenuta nella sala polivalente della comunità Lahuèn, a Colonnetta di Prodo. In questa seconda occasione abbiamo potuto approfondire maggiormente la nostra volontà di portare del materiale che potesse essere spunto di riflessione su alcune tematiche sociali: abbiamo deciso di portare la canzone “Volevo essere un duro” di Lucio Corsi, permettendo ai ragazzi di leggere attentamente le parole del testo e di potersi poi aprire riguardo la loro personale interpretazione. Ognuno di loro ha così estrapolato dal testo frasi che rappresentassero momenti della loro vita, convinzioni riguardanti la figura del “duro” che molti si sentivano costretti ad esibire, esperienze che hanno invece permesso loro di riflettere sul vero significato di forza e resilienza. Lo scambio è stato supportato dal nostro parere personale riguardo la canzone e dalle considerazioni che abbiamo tratto dai temi della violenza, della pressione sociale e dell’autenticità che sono stati i cardini principali su cui si è basato il nostro incontro. L’attività si e’ conclusa con la lettura di poesie e canzoni realizzate dai ragazzi, che sono state testimonianza del loro impegno attivo nel dare una forma e una melodia al proprio dolore, trasformandolo in ricchezza artistica e personale.
Siamo usciti dalla comunità emozionati e soddisfatti, e l’arricchimento emotivo che ci ha dato l’evento ha poi superato i confini e i muri di quella sala, animando le nostre conversazioni a scuola e durante le nostre uscite.
Il terzo e ultimo incontro, che si è sempre tenuto in comunità, si e’ invece basato su un’attività più pratica: le psicologhe della struttura ci hanno diviso in gruppi misti e ci hanno affidato il compito di dare vita ad una storia basata su delle carte di un gioco da tavola che avevamo pescato. Il connubio tra creatività ed interpretazioni diverse ha portato alla creazione di storie che hanno raccontato di noi. È stata un’esperienza che ha permesso di trarre dai vari componenti del gruppo punti di incontro riguardo il nostro approccio alla
sensibilità, accomunando le nostre esperienze, i nostri modi di percepire ed assaporare il mondo, i nostri desideri e le nostre paure. Molti ragazzi della scuola hanno tratto beneficio dall’esercizio di lavorare in gruppo, approdando ad una maggiore consapevolezza delle proprie capacità e della disponibilità ad affidarsi agli altri. Le storie sono state lette a turno, lasciando ad ognuno di noi nuove prospettive riguardo determinate tematiche che sono state affrontate. L’incontro si è concluso con una merenda organizzata dalle psicologhe, che ci ha permesso di passare un po’ di tempo con i ragazzi all’aperto, conversando e ridendo con loro.
I ragazzi della comunità ci hanno lasciato una maggiore capacità di ascolto, nuove modalità di espressione delle nostre fragilita’, testimonianze vivide e profonde di persone che hanno scavato nella nostra interiorità senza che noi ce ne accorgessimo; ci hanno permesso di riscoprire una gratitudine nei confronti della vita che molto spesso, tra impegni e preoccupazioni quotidiane, ci dimentichiamo; ci hanno insegnato ad esistere in silenzio, a trarre il meglio dal peggio, a dedicarci ad un’analisi di noi stessi che non tutti hanno il coraggio di fare. Non sono mancati i pianti, gli sfoghi, la consapevolezza di aver dato tanto a loro, di lasciargli dare tanto a noi, e di aver creato, almeno in quelle due ore, uno spazio dedicato alla percezione più pura della nostra umanità, dei nostri errori, delle nostre scelte, della speranza che ognuno ha in sé di poter sempre ricominciare da capo.
Camilla Navetto per le classi quinte LSU